Recensione Emisar dual channel D4K 21700 EDC
Inviato: 10/02/2024, 14:24
Sono sempre rimasto affascinato dalla luce, portatrice di vita e di bellezza.
Inizialmente come spettatore, ma poi, crescendo, ho capito che la potevo anche manipolare, gestire e piegare alle mie esigenze.
Certo, nelle piccole cose ed entro i limiti dei mezzi a disposizione di un comune hobbista.
Così ho iniziato precocemente ad impressionare pellicole fotografiche nel tentativo di congelare la luce riflessa dai soggetti di interesse e a maneggiare emettitori portatili che da giovane chiamavo ‘pile’.
Con le torce elettriche di questo secolo si possono fare meraviglie in termini di potenza e di naturalezza della luce prodotta, però a me, sempre sopita, è rimasta la nostalgia di quell’atmosfera creata dalle lampadine ad incandescenza in casa dei nonni, ma per alcuni anni anche a casa mia.
Luce fioca, caldissima ma non voluta, dovuta invece all’esigenza di non spendere:
“La corrente costa!”
Per capriccio e non per esigenza, ho comprato questa Emisar dual channel, chiedendo a Hank di montarmi due LED Nichia E21A 2000 K su di un canale ed altri due identici con temperatura 4500 K sull’altro (del resto l’emettitore non andrebbe d’accordo con gli altri disponibili in fase di configurazione).
Avrei potuto sceglierli tutti e quattro con emissione 2000 K, ma perché rinunciare a poterli miscelare?
Anche in considerazione del fatto che due soli LED accesi mi sarebbero bastati.
La mia priorità era la temperatura di colore, non la potenza.
Ci sono voluti solo 8 giorni per stringere tra le mani la Emisar dual channel D4K 21700 EDC.





La prima cosa che ho notato, sono le dimensioni.
Sapevo che nonostante alloggiasse una 21700 (non compresa come sempre) sarebbe stata solo un po’ più lunga della sorella, piccola di suo, che monta invece una 18650, ma affiancate i 6 mm di differenza misurati si notano poco, così come i 5 rispetto alla Noctigon KR4 quad tail.
Nelle immagini successive si vede palesemente la differenza delle lenti TIR. Quella della D4K in recensione è proprio così: la granulosità non è dovuta alla sensibilità eccessiva del sensore della fotocamera e nemmeno al troppo ingrandimento.




La Noctigon KR4, con i suoi 4 SST20 2700 K 95 CRI produce un fascio davvero potente e caldo, ma non quanto desideravo.
Ovviamente mi riferisco alla temperatura.
Stessa cosa per la Sofirn IF25 (quella senza la A) con 4 emettitori Luminus SST-20 (2x 2.700 K e 2x 6.500 K), dove però i primi due mi sembrano leggermente più caldi rispetto a quelli della Noctigon.
Nelle due immagini che seguono ho impostato ad occhio la stessa luminosità per le tre torce, ma a fare la differenza è stato lo sfondo:
grigio neutro per la prima, bianco puro la seconda.
In tutte, anche le successive, la fotocamera è stata privata di ogni automatismo, autofocus compreso, e il bilanciamento del bianco assicurato a 5700 K.


La Emisar dual channel presenta il solito brulicare di LED RGB ausiliari in testa, ma anche (a richiesta) nello switch.
I giochi di luce e l’intensità luminosa sono programmabili e viaggiano di pari passo, ma nella prossima gif ho volutamente scompigliato il tutto affiancando istantanee diverse.

C’era però qualcosa che non mi quadrava.
La versione di Anduril a cui mi ostinavo fare riferimento era sì la seconda, ma non la release più aggiornata, dove invece i 3C da accesa non gestiscono lo smooth/stepped ramp, ma la selezione dei canali.
Le differenze non si fermavano qui, per cui ho scritto ad Hank di Emisar/Noctigon, che come sempre mi ha risposto nel giro di poche ore indicandomi la release appropriata, quella di ottobre 2023.
Allo stesso tempo, il buon occhiodifalco si è generosamente offerto di mettere mano alla traduzione e stesura della release più recente, quella di dicembre, e compatibilmente con i suoi impegni pubblicarla sul forum.


Le misurazioni successive sono state effettuate in modalità turbo, con il sensore esattamente ad un metro di distanza in modo tale che i lux corrispondano alle candele, consentendo così la misurazione del tiro, cioè rispettivamente 99.4, 94.3, 84.5 metri, sempre associati ad un CRI di tutto rispetto.



Le ultime immagini che propongo evidenziano una situazione recepita dall’occhio elettronico ma poco dal mio: i soggetti illuminati con temperatura 3123 K appaiono sovraesposti semplicemente perché i LED accesi sono il doppio, per cui la fotocamera ottimizzata sul primo fotogramma (4639 K) e caldamente invitata a non azzardarsi a modificare qualche parametro, ha reagito così.





Allo stesso modo pare sottoesposto il frame dove ad irradiare sono i due LED più caldi, ma vi garantisco che dal vivo, per quanto innaturale, quella luce è di una bellezza seducente.
Inizialmente come spettatore, ma poi, crescendo, ho capito che la potevo anche manipolare, gestire e piegare alle mie esigenze.
Certo, nelle piccole cose ed entro i limiti dei mezzi a disposizione di un comune hobbista.
Così ho iniziato precocemente ad impressionare pellicole fotografiche nel tentativo di congelare la luce riflessa dai soggetti di interesse e a maneggiare emettitori portatili che da giovane chiamavo ‘pile’.
Con le torce elettriche di questo secolo si possono fare meraviglie in termini di potenza e di naturalezza della luce prodotta, però a me, sempre sopita, è rimasta la nostalgia di quell’atmosfera creata dalle lampadine ad incandescenza in casa dei nonni, ma per alcuni anni anche a casa mia.
Luce fioca, caldissima ma non voluta, dovuta invece all’esigenza di non spendere:
“La corrente costa!”
Per capriccio e non per esigenza, ho comprato questa Emisar dual channel, chiedendo a Hank di montarmi due LED Nichia E21A 2000 K su di un canale ed altri due identici con temperatura 4500 K sull’altro (del resto l’emettitore non andrebbe d’accordo con gli altri disponibili in fase di configurazione).
Avrei potuto sceglierli tutti e quattro con emissione 2000 K, ma perché rinunciare a poterli miscelare?
Anche in considerazione del fatto che due soli LED accesi mi sarebbero bastati.
La mia priorità era la temperatura di colore, non la potenza.
Ci sono voluti solo 8 giorni per stringere tra le mani la Emisar dual channel D4K 21700 EDC.





La prima cosa che ho notato, sono le dimensioni.
Sapevo che nonostante alloggiasse una 21700 (non compresa come sempre) sarebbe stata solo un po’ più lunga della sorella, piccola di suo, che monta invece una 18650, ma affiancate i 6 mm di differenza misurati si notano poco, così come i 5 rispetto alla Noctigon KR4 quad tail.
Nelle immagini successive si vede palesemente la differenza delle lenti TIR. Quella della D4K in recensione è proprio così: la granulosità non è dovuta alla sensibilità eccessiva del sensore della fotocamera e nemmeno al troppo ingrandimento.




La Noctigon KR4, con i suoi 4 SST20 2700 K 95 CRI produce un fascio davvero potente e caldo, ma non quanto desideravo.
Ovviamente mi riferisco alla temperatura.
Stessa cosa per la Sofirn IF25 (quella senza la A) con 4 emettitori Luminus SST-20 (2x 2.700 K e 2x 6.500 K), dove però i primi due mi sembrano leggermente più caldi rispetto a quelli della Noctigon.
Nelle due immagini che seguono ho impostato ad occhio la stessa luminosità per le tre torce, ma a fare la differenza è stato lo sfondo:
grigio neutro per la prima, bianco puro la seconda.
In tutte, anche le successive, la fotocamera è stata privata di ogni automatismo, autofocus compreso, e il bilanciamento del bianco assicurato a 5700 K.


La Emisar dual channel presenta il solito brulicare di LED RGB ausiliari in testa, ma anche (a richiesta) nello switch.
I giochi di luce e l’intensità luminosa sono programmabili e viaggiano di pari passo, ma nella prossima gif ho volutamente scompigliato il tutto affiancando istantanee diverse.

C’era però qualcosa che non mi quadrava.
La versione di Anduril a cui mi ostinavo fare riferimento era sì la seconda, ma non la release più aggiornata, dove invece i 3C da accesa non gestiscono lo smooth/stepped ramp, ma la selezione dei canali.
Le differenze non si fermavano qui, per cui ho scritto ad Hank di Emisar/Noctigon, che come sempre mi ha risposto nel giro di poche ore indicandomi la release appropriata, quella di ottobre 2023.
Allo stesso tempo, il buon occhiodifalco si è generosamente offerto di mettere mano alla traduzione e stesura della release più recente, quella di dicembre, e compatibilmente con i suoi impegni pubblicarla sul forum.


Le misurazioni successive sono state effettuate in modalità turbo, con il sensore esattamente ad un metro di distanza in modo tale che i lux corrispondano alle candele, consentendo così la misurazione del tiro, cioè rispettivamente 99.4, 94.3, 84.5 metri, sempre associati ad un CRI di tutto rispetto.



Le ultime immagini che propongo evidenziano una situazione recepita dall’occhio elettronico ma poco dal mio: i soggetti illuminati con temperatura 3123 K appaiono sovraesposti semplicemente perché i LED accesi sono il doppio, per cui la fotocamera ottimizzata sul primo fotogramma (4639 K) e caldamente invitata a non azzardarsi a modificare qualche parametro, ha reagito così.





Allo stesso modo pare sottoesposto il frame dove ad irradiare sono i due LED più caldi, ma vi garantisco che dal vivo, per quanto innaturale, quella luce è di una bellezza seducente.