Giretto alla Centrale Idroelettrica
La montagna offre il meglio dei suoi colori quando c’è ricchezza di acqua nei dintorni
e con l’inizio della primavera dona al passante il sicuro svago di potersi dimenticare,
almeno per un momento, delle varie frette che il lavoro, la vita sociale, gli impegni,
gli obblighi e i grigi pro-forma delle circostanze di routine spesso bussano nella
quotidianità con gli impegni che chiedon di essere assolti. Almeno per un momento
si dimentica questo stato di cose ( il cosiddetto “ System ” o “ Sistema ” citato in
tante canzoni Hip Hop americane ) ; per chi ama la natura in essa trova serenità
immergendosi nei profumi, i suoni e nella piccola fatica che chiede di essere vissuta
col premio di veder un bel paesaggio o assaporare la tranquillità di un ambiente
sonnacchioso e vivace al contempo

placido abbandono e talora rinvengono qua e là dei passaggi nelle rocce che spesso
si dimostrano entrate a qualche profonda cavità, altre volte sono tunnel artificiali
derivati da cave o luoghi estrattivi usati decenni fa. Una di queste domeniche
sapendo che c’era un passaggio del genere ancora “ inesplorato ” nei pressi della
roccia vicina alla centrale idroelettrica del paese di Ogna un conoscente è andato
alla ricerca del punto trovandolo dopo svariati minuti di camminata sotto il temporale ;
non so per qual motivo è partito senza torcia elettrica e si è ritrovato a dover
ritornare indietro per forza pur avendo trovato la zona, dato che nel buio chiaramente
non poteva tentare la traversata. Con estrema saggezza (

logico tornare in altra occasione magari meglio fornito di ombrello, torcia ed
eventualmente un piccolo kit per pic nic ; là ci si arriva infatti solo con una
lunga sgambata di qualche chilometro di passeggiata nell’allegra filastrocca delle
strade agro-silvo-pastorali.
Caso volle che giungesse voce a quel buonuomo che essendo io appassionato
di torce il giretto poteva interessarmi, così ci si è diretti nella prima mattina a
ripercorrere quei passi sotto - nuovamente - altra incessante acqua.

Mi son detto... Si può fare !
Attrezzatura scelta :
Lumintop Terminator TD15 X ( 2x RCR123A ),
Sky Ray XM-L T6 ( 1x 18650 ),
Rofis JR20 ( 1x 18650 ),
Batterie di riserva nella tasca da mettere alla cintura, qualche Lightstick
Ulteriori necessità :
Un ombrello gigante e qualche panino da mangiare !
Alcune impressioni :
Partiamo di mattina con un’ aria fresca e un leggero venticello che non fa
scommettere sul bel tempo delle ore successive. Anzi, da lontano ampi
nuvoloni si stanno già addensando qua e là sulle cime e come fossero di
cotone accarezzano gli alberi lasciando corpose volute bianche sparse a
ricordo di quel loro breve transito. Per fortuna ho portato con me un
ombrello gigante che dovrebbe tener al coperto oltre me anche lo zaino,
cosa che si dimostrerà necessaria di lì a qualche centinaio di metri.
Ai piedi ho messo delle scarpe da saldatore che si comportano come
stivali nell’acqua sebbene sian chiuse col velcro come dei comuni
scarponcelli da passeggio. Incomincia dopo poco a tuonare, il sentiero
diventa ripido e all’inizio della pineta si vedono i primi tubi delle chiuse
che più a monte raccolgono l’acqua per incanalarla verso la centrale
idroelettrica edificata in vecchio stile architettonico. La strada si fa
sempre più stretta ed al contempo l’acqua dell’imminente temporale
comincia a scendere copiosa, pochi istanti dopo tutto stranamente
smette e riponiamo al volo gli ombrelli dato che non c’è più una goccia
d’acqua che scenda dall’alto. Camminiamo ancora un po’ e raggiungiamo
dopo circa 40 minuti la zona della centrale idroelettrica ; il rumore metallico
ovattato della turbina comincia a farsi sentire ma purtroppo lì è tutto
cintato e non si può sbirciare nelle sue enormi finestre per veder quali
macchinari ci siano là dentro. Altri 20 minuti e raggiungiamo la zona dove
dovrebbe esserci l’entrata nella parete di roccia… proprio sopra c’è la diga
con le chiuse, le sporte e i primi tubi che scompaiono fagocitati dalla montagna
e dai rampicanti. Tralicci dell’energia elettrica ovunque, vecchi ponticelli di ferro
arrugginito che portano più in alto al laghetto. Decidiamo di far visita al laghetto
superiore e ci attende la bella sorpresa di vedere l’acqua di un colore che in poche
circostanze ho avuto ancora la fortuna di vedere, realmente di un verde denso,
quasi finto a dar all’acqua un senso di solidità vetrosa senza alcuna trasparenza.
Lì attorno notiamo un sacco di argani, trombe di segnalazione, funi di ferro e
passamani. Dopo una breve pausa contornata da scrosci di pioggia irruenti quanto
momentanei decidiamo di ridiscendere al foro dove dovremo iniziare la piccola
esplorazione con le torce ; si ipotizza qualche idea su dove conduca : probabilmente
è un condotto dove si fa uscire il troppo pieno dell’acqua di sfioro della diga quando si
vuol abbassare il suo livello ; oppure è una grotticella naturale ; od anche può essere
un condotto a delle stanze di là dalla piccola montagna dove si regolamenta l’afflusso
fluviale con l’apertura e chiusura delle sporte esterne alla diga. Boh ! Uno tra noi dice,
scherzosamente, che verremmo spazzati via dall’acqua quando, dopo poco esser là entrati,
ci accorgeremo troppo tardi che una porta lì trovata chiusa non doveva esser aperta.
Mentre tutte queste teorie aumentano in noi la curiosità ha smesso nuovamente di piovere
e finalmente si respira un po’ il profumo di fiori dei vicini prati. Dagli zaini si tolgono alcune
cose e si comincia a salire la sponda del fiume per issarsi là dove c’è l’entrata nella roccia…
si accendono le torce e si parte camminando pian piano uniti. Quali tesori dimenticati potevano
esser da noi scoperti…. Quali artefatti di remote epoche ritrovar grazie alle nostre torce
quella luce che persero mille e più anni fa…. (



dal riscrivere tutta la storia dell’uomo (



sorpresa che quell’entrata non conduceva proprio a nulla…, finendo in un
vicolo cieco dopo meno di 100 metri, in linea retta quale enorme foro cilindrico
dentro la montagna. Recuperate le forze ed il coraggio ci siamo diretti verso
l’uscita con ancora le starlight appena accese che piangevano di fronte alla
nuova luce solare dell’imminente giorno, e noi che metà bagnati per la pioggia
o per le lacrime (

inutili. Vabbè…. almeno il vecchio paesino a valle ci ha donato la bellezza delle
sue antiche vie lastricate, del suo campanile con la cupola orientale, i gatti

incontrati hanno sempre dato assenso positivo al nostro tentativo che avevamo
portato a termine troppo presto in quella mattina. In più, in spregio al fatale destino
di quell'epico giorno (

mostra di sé sulla tavola durante la cena della sera.
Che dire… poteva essere un bel giro, anzi, è stato un giro bellissimo lo stesso, anche
se l’unica torcia che è rimasta degnamente accesa a segnarci la sicura via del
ritorno è stata la luce warm che il bel sole ci ha regalato in ( quasi ) tutto il nostro
cammino.

Qui alcune foto dei luoghi visitati
